Mestieri del Cinema – Massimiliano Giometti, esercente (pt. III)
Il cinema come eredità e passione
Dalle arene itineranti del dopoguerra alle multisala hi-tech: una storia di famiglia che resiste, evolve e innova il modo di vivere il grande schermo.
Entrare in una sala cinematografica gestita da Massimiliano significa respirare passione e cura per una storia lunga più di cinquant’anni. Al cinema Multiplex Giometti – con sale ad Ancona, Tolentino (MC), Porto Sant’Elpidio (FM), Jesi (AN), Matelica, Fano (AN), Senigallia (AN) e Pesaro – nulla è lasciato al caso: dalla scelta dei film, all’aggiornamento tecnologico e la comodità, in un costante dialogo con il pubblico.
Massimiliano ha ereditato il mestiere da suo padre, trasformandolo, attraverso epoche diverse, crisi, rivoluzioni digitali e momenti difficili, senza mai perdere l’amore per il cinema per chi lo fa e per chi lo vive. Con questa intervista facciamo un viaggio tra ricordi, aneddoti e prospettive future.
Da dove nasce la tua esperienza da gestore di sale cinematografiche?
La mia è una famiglia che si occupa di cinema da tre generazioni. Il primo fu mio nonno nel dopoguerra con il cinema portatile, poi le arene e nel 1973 il primo cinema che costruì: il Cinema Parioli a San Giovanni in Marignano. Negli anni Ottanta, per sopperire al ritardo con cui arrivavano i film nelle nostre zone rispetto alle grandi città, cominciammo a proiettare film a luci rosse.
I tre fratelli Giometti, da sinistra: Gianluca, Silvia e Massimiliano
In una regione come le Marche, dove il peso della Chiesa era ancora importante, essendo noi il paese più vicino, in quegli anni lì incassavamo un milione di lire al giorno, circa diecimila euro. Dieci anni di quegli incassi hanno consentito di espanderci prima con altri cinema in Romagna, poi nel 1988 nelle Marche con il Cinema Odeon di Pesaro, preso in affitto dalla cooperativa Casa del Popolo e l’anno dopo abbiamo inaugurato il cinema Metropoli, una delle prime multisala d’Italia con assegnazione dei posti e poltrone francesi di qualità.
Poi abbiamo preso il cinema Moderno sempre a Pesaro perché era l’unico a distribuire film Universal, fino ad avere poi una quindicina di sale tra Romagna e Marche. Oggi ne gestiamo 12 in 3 regioni, Prato la più grande in Toscana, Rimini e Riccione e il resto nelle Marche.
Quali sono gli elementi che rendono unica l’esperienza nelle vostre sale nel contesto marchigiano?
Siamo conosciuti a livello nazionale per la qualità delle sale e il comfort. Abbiamo sempre investito negli spazi, nelle poltrone, nei servizi e soprattutto nella tecnologia. Nel 2004 siamo stati tra i primi tre gruppi in Italia a investire nel primo proiettore digitale. All’epoca era una scommessa, c’erano tanti problemi tecnici, ma abbiamo creduto in questa evoluzione.
Nel 2007 abbiamo aperto la prima multisala completamente in digitale a Prato, nel 2010 la prima multisala italiana completamente 4K Sony a Tolentino. Dopo il Covid abbiamo creato le sale G+ ad Ancona e Pesaro con poltrone più spaziose e distanziate per la pandemia, con tavolino e cavo usb. Ora abbiamo adottato proiettori laser, Dolby Atmos e continuiamo a investire anche nel risparmio energetico. Abbiamo inoltre adottato una sala a Riccione con il sistema immersivo audio spagnolo.
Come è cambiata la percezione del cinema in sala negli anni, soprattutto con l’avvento delle piattaforme?
Il pubblico è sempre eterogeneo, ci sono bambini, adulti, anziani, coppie, ricchi e poveri. Le piattaforme hanno alterato il rapporto con il cinema, ma c’è un falso mito: che il cinema sia caro. Nel 2000 il biglietto costava 14.000 lire, oggi circa 9,50 €. Non mi sembra un aumento esagerato in 25 anni, considerando che oggi una pizza e una birra costano più di un biglietto. E noi facciamo anche promozioni, abbonamenti, serate a prezzo ridotto. Chi frequenta il cinema sa che non è una spesa esagerata.
Il pubblico quindi c’è ancora. Quando esce un film che interessa, la gente va al cinema. Il problema è che manca il pubblico del film “medio”. I grandi successi come Barbie o Oppenheimer riempiono le sale anche ad agosto, ma film di qualità o autoriali faticano. Il sistema attuale di sfruttamento penalizza il cinema in sala. In Francia, ad esempio, un film deve aspettare 15 mesi per arrivare in piattaforma.
In Italia può uscire in contemporanea e noi paghiamo la stessa percentuale al distributore. Questo distrugge il valore dell’esperienza cinematografica. È cambiato lo sfruttamento del prodotto perché le piattaforme sono un veicolo importante per i produttori e per di più naturalmente non ci aiutano.
Se ci fosse una collaborazione con le piattaforme, sarebbe ben diverso. MUBI ci sta provando prendendo delle sale. Io ci ho sempre creduto nella collaborazione piattaforme-cinema, gli unici che non ci credono sono loro, guarda il caso di Disney che si è tirata indietro ed ha ricominciato a ripubblicare i film nelle sale. Tuttavia, grazie alla Marche Film Commission e al lavoro dell’ANEC, stiamo lavorando bene per rilanciare il settore. Quindi il pubblico, secondo me, non si è trasformato, si è trasformato il mercato.
Il Multiplex Giometti di Ancona
Il pubblico è sempre quello ed è giusto fare il paragone con la Francia, per l’attenzione e la cura per il sistema culturale che si riversa poi anche nel comportamento in sala.
Come percepisci che cambino le emozioni e la fruizione del film quando si passa dalla visione domestica a quella in sala?
C’è una differenza troppo grande dall’esperienza al cinema rispetto ai servizi streaming a casa. E poi si è persa completamente il cinema come luogo di aggregazione, uscire dalla sala e scambiare delle opinioni. A casa con le piattaforme streaming ti distrai e il prodotto diventa usa e getta. Le piattaforme poi hanno bisogno di contenuti, puntano sulla quantità e sul rinnovamento dei titoli. Quindi i prodotti non possono essere di qualità a parte qualche eccezione. È quasi più la pubblicità intorno al prodotto che il prodotto stesso, tanto che alcuni registi come Christopher Nolan hanno preso le distanze dalle piattaforme.
L’emozione del cinema in sala non ha eguali. Se hai un’emozione e non la condividi con qualcuno è una emozione a metà. Sono contento quando la sala è piena, ma mi piace molto quando ci sono poche persone e queste poi discutono alla fine del film fuori dal cinema. Wim Wenders diceva: «Il film inizia al cinema quando appare la parola “The End”». Il film si permea dell’esperienza di ognuno e diventa unico a seconda di chi lo guarda.
Il cinema è emozione condivisa. Quando ho visto I ponti di Madison County sono uscito dalla sala in lacrime – a casa, con tutte le distrazioni, non avresti mai la stessa intensità emotiva. Rimango quindi dell’idea che il cinema non morirà mai.
Nella vostra programmazione c’è sempre una particolare attenzione ai film in lingua originale. Come risponde il pubblico?
Dopo il COVID mettiamo tutti i film in prima visione con almeno una proiezione del film in lingua originale perché c’è maggiore richiesta. Vengono sempre più giovani abituati sin da piccoli a guardare contenuti in lingua originale e lo preferiscono anche al cinema. Il pubblico non è ampio ed è prevalentemente giovane, ma continuo a fare queste proposte.
Gli anziani purtroppo sono abituati al doppiaggio, ma quando il film è bello il problema sottotitoli passa in secondo piano. È anche una questione culturale, perché in altri paesi i bambini crescono con contenuti in lingua originale sottotitolati.
Nei miei film del cuore ci sono sicuramente I soliti sospetti, Il padrino, L.A. Confidential, C’era una volta a Hollywood, Bastardi senza gloria con un Cristoph Waltz clamoroso che visto in lingua originale è tutta un’altra storia.
Quali sono stati i momenti più difficili? E invece alcune esperienze o eventi che ricordi con maggiore affetto e che ti porti dentro?
Sicuramente la chiusura durante il COVID è stata dura per tutti, ma noi siamo stati i primi a chiudere, gli ultimi ad aprire e quando abbiamo aperto è stato peggio perché avevamo le spese e non i film. Per quanto riguarda i momenti più belli, abbiamo puntato molto sugli eventi con attori e registi con il pubblico in sala ed è sempre suggestivo vedere come reagisce la gente, un’opportunità che le piattaforme non possono offrire.
Ricordo la prevendita sold-out in mezz’ora per L’ultima notte di Amore, il film è piaciuto molto e l’evento con l’attore ha coinvolto tantissima gente. Poi tutti gli incontri con registi e attori, che sono sempre momenti speciali, anche per capire come il pubblico reagisce. Salvatores ho avuto la fortuna di ospitarlo due/tre volte, lo stesso vale per Fabio De Luigi.
Sono anche molto fiero delle collaborazioni con realtà come l’università della terza età perché grazie all’impegno loro e del professor Cingolani, che fa le schede dei film che proiettiamo, sono momenti che portano al cinema una clientela non più abituata, che sceglie di venire per il valore aggiunto dello scambio culturale.
Per me ogni giorno al cinema è bello, io spesso mi metto a strappare i biglietti perché è da lì che si capisce tutto, che si respira l’aria e ormai riesco a capire il film che andranno a vedere prima che me lo chiedano.
Cosa ti aspetti dal futuro della sala e cosa cambieresti?
Vedo il futuro del cinema con servizi aggiuntivi ed eventi con attori e registi in sala, servizi come aperitivo cena in sala e maggiori comfort. Per quanto riguarda le tecnologie mi aspetto un continuo miglioramento, per esempio in Spagna ci sono le Kids Room, sale di proiezione solo per bambini, perché effettivamente noi perdiamo la clientela dei genitori dei bambini sotto i 4 anni.
Bisogna anche sottolineare che sfruttiamo le sale solo al 30% delle potenzialità, solo nel tardo pomeriggio e la sera, ma noi paghiamo anche gli affitti per il resto della giornata. Mi piacerebbe quindi che si trovasse un modo per utilizzare le sale con le scuole o con le aziende per eventi alternativi, oppure qualche proiezione in notturna.
Ricordo all’epoca la proiezione di Titanic dopo la mezzanotte con la colazione inclusa. Le persone sono stimolate, poi bisogna pensare anche al personale per certi tipi di eventi; quindi, non è facile incastrare il tutto e bisogna anche tenere conto della città in cui si fa l’evento, sennò si rischia di fare solo un volo pindarico.
Un cinema con il cuore
Parlare con Saverio è come sedersi accanto a qualcuno in sala e commentare il film una volta che si riaccendano le luci. La sua voce è quella di chi conosce il cinema non solo come lavoro, ma come parte della propria vita, il cui slogan è “con il cinema nel cuore”.
Dalle sue parole emergono le sfide quotidiane, ma anche l’entusiasmo di vedere gli occhi illuminarsi dopo una proiezione. Tra cifre e numeri, la magia collettiva del cinema continuerà a vivere non come nostalgia del passato, ma come promessa per il futuro.
Dalle arene itineranti del dopoguerra alle multisala hi-tech: una storia di famiglia che resiste, evolve e innova il modo di vivere il grande schermo. Entrare in una sala cinematografica gestita da Massimiliano significa respirare passione e cura per una storia lunga più di cinquant’anni. Al cinema Multiplex Giometti – con sale ad Ancona, Tolentino (MC), […]
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